Cosa è il pranayama?
Il ritmo della mente e quello del respiro sono indissolubilmente collegati tra loro. Fateci caso: in preda ad un momento di ira il vostro respiro accelera, diventa corto, irregolare.
Lo stesso accade quando siete preoccupati o in uno stato di ansia. Al contrario quando siete molto rilassati il respiro rallenta, si regolarizza, si placa. Bene, adesso che ci siamo accorti di questa stretta connessione è arrivato il momento di dare il giusto peso alla situazione inversa: se impariamo a controllare il respiro possiamo imparare a controllare il nostro stato mentale. La connessione è talmente forte che il meccanismo funziona infallibilmente anche al contrario. Se vogliamo sentirci estremamente calmi e rilassati non dobbiamo fare altro che replicare il ritmo del respiro di quando ci troviamo in quello stato (e cioè avere un respiro ritmico, pausato, regolare).
Il pranayama e lo yoga
L’etimologia stessa del termine pranayama ci aiuta a comprenderne il significato: prana significa respiro (ma anche vita, energia, forza) e ayama significa controllo (ed anche lunghezza, espansione). Il pranayama, nello yoga, è dunque l’insieme delle tecniche di controllo del respiro e dell’energia vitale. Negli Yoga Sutra di Patanjiali, per la precisione, il pranayama è indicato come uno degli 8 ashtanga (o parti) dello yoga. Per usare le parole di Iyengar, pranayama e pratyahara (il ritiro dei sensi) sono i due stadi della pratica che consentono al praticante di controllare la respirazione e, attraverso questa, la mente e sono conosciuti come gli stadi della ricerca interiore. Non a caso sono quelli che precedono dharana, lo stato meditativo. Il controllo sul respiro attiene ogni fase della respirazione: – inalazione o inspirazione (puraka, riempire) – esalazione o espirazione (rechaka, vuotare) – trattenimento o ritenzione, ovvero il momento in cui non c’è né inspirazione né espirazione. Questa terza fase viene indicata come kumbhaka, ma il termine a volte viene usato per indicare tutti e tre gli stati. Kumbha è infatti una brocca che può essere svuotata dall’aria riempiendola di acqua oppure può essere svuotato dall’acqua riempiendosi di aria. Infatti kumbhaka ha due momenti distinti: quando il respiro viene sospeso dopo una profonda inspirazione (l’equivalente della brocca piena d’aria) oppure quando viene sospeso dopo una completa espirazione (come la brocca piena d’acqua). Questo secondo momento prende il nome di bahya kumbhaka. Nello yoga il controllo del respiro è molto importante in quanto, come detto, conduce il praticante agli stati più alti della disciplina che culminano nel samadhi. È importante a tal punto che la vita di uno yogi non viene misurata in giorni (o anni) ma con il numero di respiri.
Che cosa accade quando controlliamo il respiro
Come detto in precedenza (e come penso davvero ognuno di noi abbia sperimentato più volte nel corso della vita) il giusto ritmo della respirazione, lenta e profonda, pausata, oltre a rafforzare il sistema respiratorio rende la mente pacata, lucida, serena. La mente si libera, si calma e si dispone ad una profonda concentrazione. Il prana, inoltre, è l’energia vitale alla quale attingiamo con la respirazione. Controllare il flusso del prana significa quindi anche assorbire e utilizzare al meglio questa forza vitale per raggiungere il miglior stato di benessere possibile. Praticare le tecniche di pranayama nel giusto modo e con costanza dona molti benefici: – riduce affaticamento e stanchezza – fa sentire calmi e rilassati – migliora la capacità polmonare – migliora la digestione – riduce stress e nervosismo
Come respiriamo
Possiamo immaginare i nostri polmoni come se si trattasse di una piramide, più larga alla base e che si restringe verso l’alto. Immaginando di salire lungo questa piramide possiamo individuare 3 tipi di respirazione: – addominale – toracica – clavicolare che si caratterizzano per i muscoli coinvolti e la diversa quantità di aria inspirata. Nella respirazione yogica si imparano a controllare i diversi tipi di respirazione e il ritmo combinato di inspirazione, trattenimento, espirazione e nuovo trattenimento (i diversi ritmi, in verità, poiché sono diversi). Le tecniche sono davvero tante e meritano un approfondimento a parte (sulla piattaforma troverete spiegati tutti i diversi tipi di pranayama): dal respiro semplice “quadrato” (Sama vritti) a quello energetico, purificante, alternato (per bilanciare le correnti energetiche) e tanti altri.
Respirate, quindi!
Una corretta respirazione ci aiuta a stare meglio. Vale quindi la pena di iniziare a prestare davvero attenzione al nostro respiro. Ogni giorno (meglio se al mattino e dopo una pratica di asana) prendiamoci un po’ di tempo per “respirare”. Prendiamoci un momento per noi stessi, almeno 15 minuti al giorno, con regolarità: troviamo un angolo di casa tranquillo e prendiamoci cura di noi stessi e del nostro respiro. Buon pranayama, yogini!